È nei festeggiamenti per il Calendimaggio che vanno ricercate le origini dei tradizionali giochi d'arme che si tenevano in Maggio. Nei paesi celtici si celebrava l'ingresso della primavera con tornei che si diffusero poi nelle regioni meridionali europee. Fu dal periodo carolingio, quando vennero seminate le prime praterie artificiali per il nutrimento dei cavalli che tali assemblee si svolsero in Maggio. Le riunioni di armati erano occasione di giostre e tornei che la Chiesa vietò a più riprese sin dal Concilio di Trento del 1131, negando la sepoltura in terra consacrata ai cavalieri che vi avessero perso la vita. Maggio divenne dunque il mese dei nobili e dei cavalieri, dei juvenes che cercando di identificarsi nella nuova stagione si dedicavano alla caccia e alla guerra, era il mese in cui si svolgevano i rituali specifici dell'investitura e della guerra. 

Il 3 Maggio, giorno dedicato al Beato Giovenale, dopo aver celebrato la cerimonia religiosa e onorato il protettore della città, la festa lasciava spazio ai giochi equestri. La Platea Maior fu lo sfondo insostituibile di quei giochi che sono così meticolosamente descritti negli Statuti cittadini: la Corsa del Palio e la Corsa all'Anello d'argento.

Il Signor Vicario faceva bandire le gare sin da tre giorni prima, per una volta al giorno, in tutta la città. L'acquisto del Palio o Bravio e dell'Anello era possibile grazie ai 4 Fiorini d'oro pagati al Comune dalla comunità ebraica esistente a Narni. La Corsa del Palio era una gara di velocità tra cavalli. Si svolgeva lungo il percorso che collegava la chiesa di Sant'Andrea in Lagia al "petronum", luogo posto nella Platea Maior dove tradizionalmente si arringava al popolo. Alla competizione i "milites" e gli "equites" potevano iscrivere un loro cavallo, ma non una giumenta o un ronzino, ed il relativo "rigatius" (fantino). Al primo cavaliere che giungeva al "...petronum, ubi est affixa catena...", andava il palio di seta o un panno pregiato, lungo 9-10 braccia del valore di 3 libbre d'oro.

Se la Corsa del Palio era una gara dedicata esclusivamente ai ricchi e nobili proprietari di cavalli e aperta anche a forestieri, la Corsa all'Anello era riservata ai soli cavalieri narnesi. Coloro che possedevano un cavallo potevano prepararsi e partecipare; il Vicario invitava tutti coloro che intendevano correre l'anello a schierarsi all'angolo della chiesa di San Salvato, nella Piazza dei Priori verso la Fontana.

Posto l'anello nel luogo solito, i cavalieri dovevano recarsi in successione ad infilarlo con l'asta o con il bordone: il "currente" che per primo poneva la sua asta nel bersaglio, secondo giudizio del Vicario, sarebbe stato il vincitore dell'anello "super aurato" del valore di 100 soldi Cortonesi. Era stabilito l'ordine di partenza dei cavalieri narnesi secondo l'appartenenza ai terzieri in cui erano suddivisa la città e il territorio:

 "...quod primus currens sit unus ex Potestatibus brigatarum mezulis, secundus currens sit unus ex Potestatibus fraportae, tertius sit unus ex Potestatibus Terzerij Sanctae Mariae".

…quod primus currens sit unus ex Potestatibus brigatarum mezulis, secundus currens sit unus ex Potestatibus fraportae, tertius sit unus ex Potestatibus Terzerij Sanctae Mariae.